Moncenisio

Mont Cenis

Col du Mont Cenis

Borgone di Susa (400m s.l.m.) – Col du Mont Cenis (2090m s.l.m.) – 46km


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Si parte !

Erano anni che ci volevo andare. Non salivo su grandi montagne dal 2008; l’ultima era stata il Vivione e poi, per vari motivi, non si era più presentata l’occasione. Il Moncenisio aveva però una motivazione particolare. Cercando informazioni in rete avevo scoperto essere caratterizzato delle cosidette “Scale“, una serie di tornanti che promettevano uno scenario notevole che mi aveva incuriosito.
Sveglia alle 5, da casa mia all’inizio del giro sono 220km da fare in auto, perchè col treno (soluzione che preferirei) si arriva troppo tardi. Località di partenza nei pressi di Borgone, in Val di Susa, quindi autostrada alla volta di Torino, soliti ricordi della mia vita precedente nel capoluogo piemontese, tangenziale nord, A32, ci siamo. Alle 9:30 sono in sella, orario perfetto, non fa caldo e mi avvio sulla statale 25.

Parete rocciosa

Non ero mai stato un grande frequentatore della Valsusa, ai tempi in cui studiavo a Torino non avevo la bici da corsa e non andavo a sciare a Bardonecchia, per cui i miei ricordi erano vaghi per quanto questi luoghi siano ormai radicati dentro di me. La SS25 è poco più di una stradina di campagna. Forse per la presenza della più larga SS24 parallela a poche centinaia di metri di distanza, e della autostrada A32, e forse per la giornata pre-ferragosto, ci sono quasi solo io sulla strada. La carreggiata è stretta e si procede in mezzo al verde. Prima di Susa i cartelli mi portano sulla più grande SS24. Non essendo pratico li seguo dove la strada si divide tra Moncenisio e Monginevro. Avendo fatto colazione prestissimo ho già fame. Mi fermo ad un bar lungo la strada, che sembra rimasto agli anni 70. Anche la macchina parcheggiata fuori, una Ford Taunus, sembra rimasta ferma a quegli anni. Mangio un cornetto alla marmellata e riparto. Raggiungo Susa che attraverso rapidamente e da lì a poco inizia la salita.

In vista delle Scale

Il benvenuto ce lo dà il grande pannello luminoso che segnala, in italiano e francese, che il valico è aperto. La strada sale con pendenze un po’ irregolari, l’altimetro segna dal 6 all’9% e cambia spesso; le mie gambe certificano questi cambi di pendenza. Da un lato è vegetazione, dall’altro c’è la valle delimitata dalla possente parete rocciosa. I pochi centri abitati sono fuori dalla strada, a parte qualche casa isolata qua e là. A Susa siamo sui 500m di altitudine ma la strada prende rapidamente quota. Si incontrano i cartelli di Giaglione e Molaretto; siamo sui 1000m quando la pendenza ha un momentaneo rilassamento. Ci sono circa 2km di falsopiano in leggerissima salita, si respira. Sui 1300 si raggiunge l’innesto della strada alternativa che da Susa passa per Novalesa e Moncenisio paese per poi riconnettersi sulla strada principale.

Sulle Scale

Al bivio mi fermo per mangiare qualcosa e in quel momento arrivano tre ciclisti da quella direzione. Dicono che la strada di Novalesa è dura, si fa qualche commento tra ciclisti e si riparte tutti assieme. Vanno un po’ più forte di me, io non voglio strafare e non conosco i posti per cui preferisco lasciarli andare e continuare al mio ritmo. Le pendenze sono sempre le stesse, non è durissima ma certamente rispettabile. Forse pago un giro fatto due giorni prima sulle strade di casa, nel quale l’entusiasmo per una grande forma mi aveva fatto spendere qualcosa in più del giusto. In ogni caso non è niente di grave, procedo regolarmente senza problemi, l’altimetro sale e il colle si avvicina. Sui 1300 siamo a Bar Cenisio, poi Ferrera sui 1600, e quindi il confine di stato, ai 1700. La roccia sulla destra è massiccia e brulla, la natura comincia a prendere il volto duro dell’alta montagna. Poco dopo il confine inizia un lungo rettilineo di nuovo in falsopiano. Si costeggia l’invaso di una piccola diga e di fronte a noi si inizia a scorgere qualcosa. Dopo 1km è tutto chiaro: quella che prima era una bella valle aperta, con boschi da un lato e una grande parete rocciosa dall’altro, si chiude improvvisamente. Si para davanti a noi un vero e proprio muro quasi verticale che nasconde lo spettacolo che ci aspetta pochi tornanti più in alto.

Il primo spicchio di lago, ci siamo quasi.

Alla base del muro inzia quindi la tanto agognata Gran Scala, una serie di ripidi tornanti che si inerpicano sul muro per aiutarci a superarlo. Le pendenze non sono molto diverse da prima, ma, forse per l’effetto tornante, forse perchè manca poco, sembra tutto più facile. Si vede a breve distanza sopra di noi la parete e la strada che sale su quattro livelli successivi; la protezione laterale fatta di grossi blocchi di pietra rettangolari scandisce la via, e se i blocchi visti vicino sono massicci, quelli più lontani sembrano piccoli e fanno intuire che ciò che sembra facile e a portata di mano non lo è poi così tanto. In realtà una volta arrivati alla Scala il più è fatto. I tornanti aiutano e si sale rapidamente, guardo in alto alla prossima curva e in un attimo sono già lì. Non sono al massimo della forma ma provo comunque grande soddisfazione in una pedalata fluida senza sofferenze anche su una salita che sta tra il 7 e 9%. Il paesaggio si fa maestoso, ormai è tutta nuda roccia grigia attorno a me. Agli ultimi tornanti la pendenza cala, siamo sul 5%, ormai è facile. Un paio di rettilinei, un paio di curve e la vista si allarga su un pianoro con la casupola di legno delle “Duanes & droits indirects“. Ora la vista si apre in uno spazio infinito di verde dell’erba e blu del cielo, quel blu che solo a 2000 e più si può trovare, con la complicità di una spettacolare giornata limpida, con l’effetto speciale di piccole nuvole verso valle che stanno appoggiate a metà sul costone della montagna. Procedo più rapido ormai, c’è un gran curvone e vedo la strada che continua distante davanti a me.

Lac du Mont Cenis

Ci sono ancora dei tornanti che sembrano lontanissimi, sembra salire tanto e non si capisce dove vada. Non sono neanche sicuro che sia la stessa strada dove devo arrivare io o qualche diramazione per chissà dove. Confidando sul fatto che “tanto c’è solo una strada”, non ho una mappa dettagliata, e poi sarà quella, però sembra veramente lontana. Sulla sinistra si scorge una parete artificiale e basta fare qualche centinaio di metri ancora avanti per vedere la prima avvisaglia del gioiello che ci attende: blu intenso di acqua cristallina, il Lago del Moncenisio che piano piano appare dietro il muro della diga. La strada sale leggermente e in breve siamo sul costone sopra il lago che si mostra in tutto il suo splendore (è il caso di dirlo) alla nostra sinistra. Blu sotto, blu sopra. Procedo oltre l’agglomerato dei bar in cima al passo (che in realtà è un lungo tratto in piano) e trovo l’ultima perla: uno scorcio in cui rocce ricoperte da erba verdissima simulano perfettamente una scogliera sul mare, un pezzo di Costa Smeralda o di Costa Azzurra a duemila metri di altezza. Non trovo il cartello del passo, faccio la foto ad una delle grosse lastre di marmo con scritto Les Fointanettes – Mont Cenis. La De Rosa ha avuto il suo battesimo della montagna. Torno ad uno dei bar, mangio una fetta di torta e dopo aver assorbito con gli occhi gli ultimi istanti di questa meraviglia mi lancio in discesa. Dopo aver superato le Scale la strada scende con pochi tornanti, ci sono tante curve con buona visuale, insomma si va forte. Non sarò il Falco e soprattutto voglio arrivare a casa intero, ma c’è comunque da divertirsi. In breve sono a Susa e rifaccio per intero la SS24 fino a casa di una coppia di carissimi amici dei tempi dell’università con cui trascorro un paio d’ore prima di riprendere la via di casa. Ho visto le Scale del Moncenisio e posso andare a dormire felice (i ciclisti si accontentano di poco).