Passo San Marco

Passo S.Marco

da Mezzoldo

Mezzoldo (900m s.l.m.) – Passo San Marco (1992m s.l.m.) – 17km

Il lago poco prima del passo

Il passo San Marco è uno dei miti del ciclismo per chi pedala nella bergamasca. E’ stato teatro di tappe del Giro d’Italia e chi gira da queste parti prima o poi vorrà affrontarlo. La mia passione ciclistica risale probabilmente all’età del triciclo, ma solo negli ultimi anni ho iniziato a fare lunghi percorsi di 100 e più km, come i ciclisti “veri”. Ed anche le montagne erano state sempre abbastanza relative fino a quando non partecipai a Stelviobike 2006. Era quindi giunto il momento di provare il mostro sacro vicino casa mia. Il primo tentativo, fallito, era stato fatto un po’ di tempo prima, ma un improvviso calo di forma mi aveva fatto desistere poco dopo Mezzoldo, la località da cui si può idealmente far partire la salita vera e propria al passo. Da Bergamo a Mezzoldo ci sono circa 47km di strada in leggera pendenza, lungo la Val Brembana, che fanno lentamente guadagnare quota, dai 240 m. slm del capoluogo ai circa 900 della località da cui inizia la nostra avventura. Si attraversano gli abitati di Zogno, S.Pellegrino Terme, Lenna e quindi si prende la strada per il passo (l’alternativa, arrivati a Lenna, è seguire la strada per Foppolo, altra bella salita della zona, fino a circa 1500 m di quota). Le pendenze crescono all’interno dell’abitato di Mezzoldo, ma sono ancora abbastanza normali. Usciti dal paese si prosegue ancora per qualche km con pendenze dure, ma niente che faccia presagire cosa ci aspetta. Si percorre anche un breve tratto pianeggiante che costeggia il lago di Ponte d’Acqua e successivamente la zona del rifugio Madonna della Neve.

Vista dal passo verso la Valtellina

Da qui in poi scatta la violenza. Inizia una serie di tornanti con i cartelli numerati (10 se non ricordo male), le pendenze fanno “il salto di qualità” che separa le salite normali da quelle che distruggono. Le rampe tra un tornante e l’altro sono lunghe e la durezza della salita non darà tregua fino alla fine. Sarà sofferenza per diversi kilometri, e credo di non esagerare se dico che è stata paragonabile al Gavia, solo un po’ più breve dato che la distanza da percorrere è minore. A circa due km dalla vetta c’è il Rifugio S.Marco, che a chi non conosce bene i posti può far credere di essere ormai arrivati. Ma di nuovo, la montagna si diverte con lo scherzo degli ultimi kilometri. La strada sembra non terminare mai, si vedono a distanza le prossime curve, il vento è già tagliente, e soprattutto a stupire è il fatto che apparentemente sembra di andare in pianura, nel senso che la pendenza della strada si sente sulle gambe ma non appare agli occhi. E’ un effetto veramente incredibile e si stenta a credere alle proprie sensazioni: perchè sto faticando tanto ?

Transumanza sulla via del ritorno

Fa freschino, arrivo finalmente in cima abbastanza provato. La vista è molto bella, soprattutto dal versante che guarda la Valtellina. Ad aggiungere un tocco di folclore il furgone-chiosco di bibite e panini. Mangio il mio, che avevo portato da casa, e dopo la foto ricordo giro la bici per lanciarmi verso la discesa che mi porterà a casa. La strada è lunga, sono 60km di cui gli ultimi 20-25 quasi tutti con il solito vento contrario che non manca mai scendendo dalla Val Brembana. Ma anche questo trofeo è conquistato.