Passo Stelvio

Passo Stelvio, i cartelli numerati dei tornanti

Stilfserjoch

Bormio (1225m s.l.m.) – Passo dello Stelvio (2758m s.l.m.) – 22km


Visualizza Stelvio in una mappa di dimensioni maggiori

Cascata del Braulio

Il Passo dello Stelvio è il passo più alto d’ Europa e sicuramente uno dei “mostri sacri”, la Cima Coppi ambita dagli amanti della bicicletta, che lo affrontano dai tre versanti dai quali è raggiungibile: da Bormio, in Valtellina; da Prato allo Stelvio, in Trentino-Alto Adige, e da S.Maria in Mustair, in Svizzera. Dal 2003 è teatro di una manifestazione cicloturistica chiamata Stelviobike, che riunisce migliaia di appassionati i quali si cimentano lungo i suoi tornanti, che per un giorno sono loro riservati in quanto la strada viene chiusa al traffico. E’ stato in occasione di Stelviobike 2006 che ho affrontato la lunga salita, una sorta di “battesimo della montagna” su due ruote. L’atmosfera è divertente, c’è gente di tutte le età con bici da corsa, mountain bike, bambini autonomi e trainati dai genitori. Letteralmente migliaia di biciclette che salgono fino alla cima dai tre versanti, per ritrovarsi in una chiassosa bolgia di colori, ruote, caschi, guanti e panini al prosciutto presso il crocevia dell’Hotel Stilfserjoch. C’è anche chi, non pago della fatica già più che sufficiente per arrivare sul passo, prende la bici in spalla e sale sul sentiero che porta alla punta più alta del monte, poco distante dal passo (io non me ne intendo di montagna, ma secondo me è anche pericoloso). La folla è notevole e il marasma è totale sotto il cartello Passo dello Stelvio m.s.l.m. 2758 da portare a casa come trofeo. La foto dico, non il cartello… La salita da Bormio inizia poco dopo l’uscita dal centro abitato, a Bagni di Bormio. La strada si restringe un po’ e da qui in poi ci sarà in generale poco da scherzare.

Per grandi e piccini

Devo ammettere che prima di provare pensavo fosse più duro; non è una passeggiata, ma neanche un mostro terrificante come è stato (almeno per me) il Gavia (lo Stelvio potrei anche rifarlo, magari da un altro versante per provare nuove emozioni, mentre dubito fortemente che per il Gavia ci sarà una replica). A parte i primi tre km, molto tranquilli, si può suddividere il percorso in alcuni tronconi principali. La prima parte è una lunga ascesa su una strada che principalmente si snoda lungo la valle, seguendo una direzione abbastanza precisa. Si passa accanto alla cascata del Braulio, in corrispondenza di un bar/ristoro. Questo punto è molto duro, forse il primo punto veramente duro dall’inizio della salita. Più avanti ci sarà la grande parete ditornanti, a mio avviso il tratto più spettacolare di tutto il percorso. Guardando da sotto si vedono i diversi tratti di strada che si susseguono a zig zag salendo letteralmente a vista d’occhio lungo la parete della montagna. Non è meno emozionante in discesa guardando in basso. Ormai siamo in alta montagna, la natura è ruvida e la vegetazione più rada. In una bella giornata di sole (come fu quella in cui affrontai la salita), i colori sono incredibilmente intensi e marcati e la luce è diversa da quella che si vede in pianura.

Parete di tornanti

Finita la parete di tornanti seguono alcuni kilometri di respiro. La strada è adesso quasi pianeggiante, e comunque al confronto di quello che si è appena fatto, è come se lo fosse. Si passa davanti al monumento ai caduti e ilpercorso si unisce in questa zona a quello che arriva dalla Svizzera (passo Umbrail). Sembra di essere arrivati, si vede la cima a poca distanza, ormai ci siamo. Ma è qui che la montagna gioca “lo scherzo degli ultimi 3 kilometri”. Non so se sia una cosa psicologica (e sicuramente lo è), ma è successo qui come sul Bernina, sul Passo S. Marco e altrove.

Festa in vetta

Gli ultimi tre kilometri sono, o sembrano, durissimi, e la vetta, apparentemente a portata di mano, non arriva mai. E’ lì a due pedalate ma te la sfilano sotto il naso. La fatica accumulata indubbiamente si fa sentire e contribuirà all'”effetto scherzo”, ma la sensazione di essere arrivati e che dopo la prossima curva ci sia la spianata del passo (che invece non c’è), è stata per me veramente reale. Finalmente arriva quella che è veramente l’ultima curva; la foto di rito col cartello e la fatica sparisce. Però se mangi un panino col formaggio e lo speck sparisce prima…