Yugotour 2012

 

Il viaggio della fratellanza perduta

Trieste Rijeka Zagreb Бања Лука Vukovar Нови Сад Београд Сребреница Tuzla Сарајево Мостар Dubrovnik Bar

 


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Premesse/Introduction

vukovar

A me quei posti fanno un po’ paura“.

Così si era espressa una mia amica qualche mese prima della partenza, quando le avevo mostrato il percorso del viaggio. I Balcani occidentali, l’area che un tempo era la Jugoslavia, sono diventati venti anni fa il buco nero dell’Europa e il simbolo della paura. Un buco che risucchiò ragione e sentimenti dissolvendoli con le più spaventose atrocità accadute in tempi recenti nel nostro continente, durante quattro anni di guerra tra popoli un tempo accomunati dal motto “Fratellanza e Unità“, coniato da Josip Broz quando non era ancora il più noto Maresciallo Tito, leader della Jugoslavia nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.

Quella guerra vicino casa, vissuta indirettamente attraverso le notizie della televisione, si è impressa nella mia mente per la sua incomprensibile follia che smontava ogni parvenza di regole, per quanto assurde, nelle quali lo studio della storia aveva per me inquadrato le guerre del passato. La follia della pulizia etnica e dei massacri di civili da parte di qualcosa che spesso non sembrava neanche un esercito regolare ma solo orde di sbandati allo sbaraglio in preda a violenza cieca senza senso, contro un “nemico” che era, a volte in senso letterale, il vicino di casa.

Tanti anni sono passati da allora ma questo ricordo non si è mai cancellato dalla mia mente. Durante una gita scolastica ai tempi del liceo (credo nel 1985) incontrammo in un albergo un gruppo di ragazzi stranieri, che risultarono venire dall’allora ancora esistente Jugoslavia. Più volte mi sono chiesto in seguito che fine avessero fatto quei ragazzi, che avendo più o meno la mia età si sono trovati in mezzo a quegli eventi intorno ai loro vent’anni.

E’ quindi basata su queste riflessioni l’idea di un viaggio in bicicletta nei Balcani. Idea che avevo già avuto tra il 2006 e il 2007, ma che era stata inizialmente accantonata. Il territorio dell’ex-Jugoslavia era ancora (ed è tutt’ora), in vaste porzioni, occupato da campi minati retaggio della guerra. Ne venni a conoscenza durante una prima fasi di ricerca di informazioni e la cosa mi fece paura. Una paura irrazionale, almeno per quanto riguarda l’aspetto specifico del viaggio in bicicletta, perchè i campi minati (che effettivamente ho visto con i miei occhi), non sono certamente sotto l’asfalto delle strade su cui sarei transitato. Il rischio esiste se si esce dalle strade asfaltate o ci si inerpica sulle montagne. Insomma, andare a funghi in Bosnia può essere un grosso rischio, ma non certo viaggiare su una normale strada. Però quella paura mi aveva frenato e accantonai, almeno temporaneamente, l’idea del viaggio. Il quale però tornava periodicamente ad riaffacciarsi nei miei pensieri, fino a quando non ho deciso di affrontare razionalmente il problema, concludendo che quello delle mine era un rischio che concretamente non esisteva, almeno per chi viaggia su strade asfaltate normalmente aperte al traffico, come ho sempre fatto. Detto questo, il dado era tratto e bisognava solo decidere i dettagli dell’itinerario.

Pagliai

Anche quest’anno la prima parte del viaggio è stata percorsa con Bikermary (fino a Belgrado), poi in solitaria.

Tema del viaggio sono stati i luoghi della guerra; dopo un breve esordio in Slovenia, che fu solo marginalmente sfiorata dal conflitto, e il passaggio per Rijeka (Fiume) e Zagabria, il viaggio si è snodato tra le città che sono state teatro di fatti salienti del conflitto balcanico. Dopo Zagabria, non toccata dalla guerra ma significativa in quanto capitale della Croazia, si punta a Banja Luka, capitale della Republika Srpska, la Repubblica Serba di Bosnia, che subì deportazioni tra la popolazione di origine croata e tra i cosiddetti “bosniacchi” ovvero i musulmani bosniaci. Di seguito la strada corre nel nord della Bosnia per rientrare in Croazia a Slavonski Brod. Le zone di confine tra Croazia e Bosnia sono disseminate di abitazioni semidistrutte o semplicemente abbandonate. Case vuote da venti anni. Le finestre sono come gli occhi delle case. Gli occhi di quelle case sono vuoti e stringono il cuore.
A Slavonski Brod siamo rientrati in Croazia per dirigerci, attraverso la pianura danubiana, verso uno dei simboli del conflitto, la città di Vukovar, devastata da una ferocia insensata e veramente difficile da comprendere. A Vinkovci, nei pressi di Vukovar, si trova un grande dipinto murale che raffigura i volti delle primissime vittime “ufficiali” della guerra, ovvero i 12 poliziotti croati uccisi nei fatti di Borovo Selo, un sobborgo di Vukovar in cui, il 2 maggio 1991 scoppiarono i primi disordini. Vukovar, un tempo città florida e simbolo della pacifica coabitazione di tutti i gruppi etnici, è ancora oggi segnata pesantemente dalle conseguenze della guerra. Il simbolo forse più evidente è la torre dell’acqua potabile, semidistrutta dalle cannonate, accanto alla quale si passa lasciando la città in direzione Serbia.
Vukovar è affacciata sul Danubio, che fa da confine tra Croazia e Serbia. La strada corre accanto al fiume e dopo poco si entra in Serbia. Il viaggio prosegue a Novi Sad, bella cittadina della provincia di Vojvodina, e di seguito a Belgrado.

Nektar Pivo, la birra di Banja Luka

Lasciata la capitale serba, dove termina il viaggio della mia compagna d’avventure, proseguo in solitaria percorrendo ancora un centinaio di km di “Velika Srbija” (“Grande Serbia”, come recitava l’insegna di un ristorante visto per strada), per tornare poi in Bosnia-Erzegovina, fermandomi successivamente in quattro città che assieme a Vukovar rappresentano le pietre miliari fondamentali del viaggio e della storia di questi luoghi: Srebrenica, Tuzla, Sarajevo e Mostar.
Dopo Mostar il viaggio abbandona l’entroterra e si avvicina rapidamente al mare, che raggiungerò nei pressi della foce della Neretva, uno dei fiumi balcanici che sono stati occasionalmente compagni di viaggio (gli altri sono stati la Sava, l’Una, il Danubio e la Drina). Raggiunto il mare il viaggio diventa più leggero e si disperde l’ombra della guerra (per quanto anche Dubrovnik non sia stata risparmiata dai cannoni); la strada corre verso sud lungo la costa del mare Adriatico, che da questo lato si chiama Jadransko More, sulla spettacolare costa croata e attorno alla baia di Kotor in Montenegro, per concludersi a Bar, a non molta distanza dall’Albania, che volevo toccare negli ultimi due giorni di viaggio ma che per un disguido organizzativo dell’ultima ora non ho raggiunto.

Minareti in Bosnia

La natura ha mostrato diversi volti, passando dal mare di Trieste e Fiume alle colline dell’Istria, lungo strade che per quanto non eccessivamente dure presentano salite di un certo impegno e dall’aspetto quasi alpino, per poi tornare in pianura nell’entroterra croato e lambire zone collinari nel primo assaggio di Bosnia tra Bosanska Kostajnica e Slavonski Brod. Di seguito la grande pianura danubiana fino a Belgrado, poi basse colline in Serbia fino al confine con la Bosnia, quindi la bellissima valle della Drina tra Srebrenica e Zvornik e successivamente la parte più impegnativa, quasi vere montagne, tra Tuzla, Sarajevo e Mostar, due tappe con diverse salite da non sottovalutare, per quanto mai troppo dure. Infine l’altra spettacolare valle, la Neretva da Mostar fino all’Adriatico, e poi la strada costiera in Croazia, con vista su un mare semplicemente meraviglioso. La costa del Montenegro, a parte la baia di Kotor, molto bella e tranquilla, è per lo più pesantemente urbanizzata, turistica e trafficata, per quanto si alterni a tratti in saliscendi dai panorami scenografici.

Tappe/Stages

Poco meno di 1700km in 17 giorni più due di riposo, per visitare Belgrado e Sarajevo. In questo viaggio la suddivisione delle tappe fatta in fase di organizzazione è stata abbastanza vincolante perchè, a parte nell’ultimo tratto da Dubrovnik in poi, trovare alloggio fuori dai centri abitati principali non è facile. Le tappe pianificate sono state rispettate senza problemi e non si sono rivelate eccessivamente dure e impegnative.

Data

Date

 

Partenza

Start

 

Arrivo

Arrival

 

Km Tempo

Time

 

Media

Avg

 

Disl.

Height

 

10/7 Trieste Rijeka
77 4:36 16.7 938
11/7 Rijeka
Karlovac 130 8:41 14.9 1810
12/7 Karlovac Zagreb
59 3:58 14.9 217
13/7 Zagreb
Bosanska Kostajinica 94 5:47 16.2 457
14/7 Bosanska Kostajinica Banja Luka
99.4 6:07 16.2 599
15/7 Banja Luka
Bosanski Brod 109.8 6:37 16.6 302
16/7 Bosanski Brod Vukovar
97.1 5:43 16.9 246
17/7 Vukovar
Novi Sad 82.7 4:59 16.5 663
18/7 Novi Sad Beograd
74.0 4:18 17.1
20/7 Beograd
Valjevo 92.3 4:27 20.8 321
21/7 Valjevo Srebrenica
91.9 5:10 17.7 904
22/7 Srebrenica
Tuzla 109.3 5:15 20.8 581
23/7 Tuzla Sarajevo
129.6 7:16 17.8 1728
25/7 Sarajevo
Mostar 127.8 5:55 21.5 733
26/7 Mostar Dubrovnik
149.9 7:31 19.9 1117
27/7 Dubrovnik
Tivat 110.0 5:44 19.1 764
28/7 Tivat Bar
63.1 3:41 17.1 761

10 parole di…/10 words in…

Work in progress.

Conclusione/Conclusion

Un viaggio è una creatura della nostra mente, dal momento in cui iniziamo ad immaginarlo, molto prima di partire, fino all’organizzazione, che per un viaggio in bicicletta è lunga e travagliata, e alla sua nascita, il giorno della partenza. Difficile quindi dire quale sia stato il più bello e se questo sia stato migliore di quelli passati. E’ stato però sicuramente il viaggio più immaginato e intimamente sentito, in realtà presente nella mia mente da vent’anni e fortemente voluto. La realtà non ha deluso le attese e pur nella comprensibile atmosfera non sempre allegra, dovuta ai segni, spesso visibili ed evidenti, dei tragici fatti che hanno segnato i luoghi in cui si è snodata la strada, è stato sempre impregnato di grande umanità e interesse, oltre che bellezza dei luoghi e della natura. Diversi incontri con persone del luogo hanno aggiunto calore all’avventura con racconti e testimonianze.

La nuova bici è stata perfetta: leggera e comoda, ma al contempo corsaiola quando serve. La salita è stata veramente dura solo in un’occasione, per il resto, anche in tappe impegnative con un notevole dislivello, mai ho sofferto più del giusto.

La Nevi e Sanja in hotel a Belgrado

Foto album/Photo album

Cortometraggio/Short film

Diario di viaggio/Day by day