Aprica – Tonale

Passo dell'Aprica

Passo del Tonale

Tresenda (375m s.l.m.) – Passo dell’Aprica (1176m s.l.m.) – Edolo (700m s.l.m.) – Passo del Tonale (1885m s.l.m.) – 60km


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L'Adamello sullo sfondo

L’accoppiata Passo dell’Aprica più Passo del Tonale mi frullava in testa da un po’. Non sono propriamente “grandissime montagne” (la quota massima è meno di 1900) ma se fatti assieme viene una bella giornata di ciclismo, due passi al prezzo di uno e mezzo.

Parto da Tresenda, in Valtellina, pochi km prima di Tirano. La salita inizia meno di un kilometro dopo il parcheggio dove ho lasciato l’auto: l’ennesima salita quasi a freddo, lo so, sono recidivo. Mi ero fatto l’idea che il passo dell’Aprica fosse facile, forse perchè avevo in testa il versante da Edolo che fa guadagnare poco meno di 500m in 16km, mentre il “vero” passo è dalla Valtellina e non è così facile come me lo immaginavo. Purtroppo non sono in giornata, mi fanno male gambe e schiena, e soffro parecchio per scalare i 13km che portano dai 370m di Tresenda ai quasi 1200 del passo. Schiena a parte scopro con una certa sorpresa che ci sono pendenze più che rispettabili, tra l’8 e il 10% che non lasciano spazio a riposo almeno per 8km. Il primo tratto sale in mezzo ad un bosco che spesso copre la visuale sulla Valtellina che piano piano si allontana e si rimpicciolisce, mentre la bici si inerpica all’ombra sulla parete dei rilievi che la delimitano, poi si “scollina” dall’altro lato per entrare nella bella e soleggiata valle di Corteno, che ha alla sua sommità l’abitato di Aprica e discende successivamente verso Edolo. In realtà non si scollina propriamente, perchè la strada sale ininterrottamente fino al passo, che corrisponde al centro della affollata cittadina turistica.

Sacrario militare

Sosta per mangiare e per la foto di rito. Questa volta non c’è un cartello ma un grande arco di legno sulla strada. Numerosi ciclisti vanno e vengono mescolandosi con la folla che anima il luogo. Dopo la sosta panino riparto in discesa verso Edolo, passando per Corteno Golgi, ridente paesello la cui altrimenti anonima storia è stata portata alla ribalta dalla nascita di Camillo Golgi, premio nobel per la Medicina, scopritore dell’omonimo apparato del Golgi. Cerco di saggiare le pendenze che ritroverò al ritorno dopo il Tonale. Per tornare alla macchina devo obbligatoriamente risalire all’ Aprica da Edolo e non nascondo che prima di farlo la cosa mi preoccupasse un po’ (ma pensavo che la necessità mi avrebbe dato la forza di farlo). Le pendenze sembrano tranquille e la cosa mi rincuora.
A Edolo riprendo la strada in direzione Ponte di Legno, la stessa che avevo percorso a suo tempo per il Gavia. E’ in leggerissima salita a parte un paio di strappetti facili e si dipana lungo la val Camonica per circa 20km. A distanza si scorge il massiccio dell’Adamello, a me noto sin dai tempi delle scuole elementari dove faceva coppia fissa con il Brenta. Arrivo nella nota località sciistica che viene lambita dal grande curvone dove i cartelli spingono minacciosi verso Gavia e Tonale. Siamo a 1250m. Passo accanto alla funivia e raggiungo il bivio verso il Gavia (grazie, ho già dato), e mi avvio verso la seconda asperità della giornata.

Grandi Montagne (vista sul passo)

La salita vera e propria inizia in corrispondenza del bivio Gavia e mi ero fatto l’idea che fosse moderatamente dura. Magari non come il grande mostro affrontato anni fa (il Gavia, se non si era capito), ma ero partito con un certo timore reverenziale, che  giustificava la perplessità riguardo al fare il secondo Aprica per tornare a casa. Il giro completo è lungo 120km che non sono pochi se confrontati con le distanze molto più brevi che si affrontano generalmente su giri con grandi montagne (almeno per la mia personale esperienza).
Gli 8km circa del Tonale si sono invece rivelati una piacevole sorpresa, non dico facili ma molto meno duri del previsto. Forse anche merito della schiena che non fa più male, li percorro senza sforzo. Mi fermo a mangiare qualcosa ad un bar lungo la strada dove mi dicono che mancano solo 3km al passo e quasi non ci volevo credere. In effetti i km saranno veramente poco più di 3. Mi godo il panorama delle rocce sulla destra (sarà l’Adamello), raggiungo la cabinovia che passa vicinissima alla strada e in breve, con mia sorpresa e compiacimento, sono in cima. Il vasto pianoro del passo è affollato di villeggianti e venditori di souvenir, oltre ad essere decisamente urbanizzato, forse un po’ troppo. Spicca il Sacrario militare dedicato ai caduti del 15-18 con il tricolore che probabilmente non smette mai di sventolare al vento di montagna, teso e freddino.

Prati attorno al valico

Foto di rito (ci sono due cartelli, uno per il lato della Valcamonica e uno per il lato del Trentino), mangio il residuo di strudel del bar, mi rivesto e mi lancio in discesa. Il ritorno a Edolo non sarà gratis a causa del vento contrario, ma il bottino principale della giornata ce l’ho già in tasca e sono più che soddisfatto. Dopo un’altra sosta panino-banana a Edolo affronto l’ultima difficoltà (che in realtà non è tale), l’Aprica dal lato facile. Si tratta di un lungo falsopiano sul 3-4% con un paio di brevi tratti al 5%. Si fa di slancio, passaggio trionfale sotto l’arco dell’Aprica e picchiata in discesa verso Tresenda. Fermo il contakilometri a 120km e metto in tasca un’altra giornata di grande soddisfazione. Lungo la via del ritorno non posso esimermi dal fermarmi ad acquistare mele, marmellate e altri prodotti della terra valtellinese. Una mela al giorno leva il medico di torno, con il sacco da 5kg sono a posto per un mese.