Passo del Vivione

Passo del Vivione

Bergamo – Presolana – Vivione

Bergamo (240m s.l.m.) – Passo del Vivione (1827m s.l.m.) – 17km


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In mezzo ai boschi

Il passo del Vivione era, dopo il passo S.Marco, una delle cime della zona in cui vivo che ancora mi mancavano. Lo guardavo sulle mappe da molto tempo, ma due cose mi mettevano un po’ di timore. Una era che per arrivarci bisogna prima scalare il passo della Presolana, che è una delle mete più o meno abituali delle mie uscite e non presenta in effetti grandissime difficoltà, però è abbastanza distante da casa e già più che sufficiente per un giro lungo e di grandi soddisfazioni (circa 120km tra andata e ritorno). L’altra era che tra la Presolana e il Vivione c’è di mezzo la Val di Scalve, una sorta di abisso caduti nel quale non si sfugge, è in salita sia per proseguire verso il Vivione sia per tornare indietro verso casa. Più volte avevo sbirciato, senza mai azzardarmi a scendere, il vertiginoso precipizio dopo la cima della Presolana, una sorta di sirena che ti invita irresistibilmente a buttarti sui ripidi tornanti che però si trasformeranno in una durissima salita sulla via del ritorno. Bisognava trovare una “via di fuga” per non restare intrappolati nella buca di potenziale. Dopo una attenta analisi delle mappe e delle altimetrie finalmente la trovo. Lungo la discesa dopo la Presolana, presumibilmente verso il fondo della buca, c’è una strada che porta a Boario Terme, da cui si può agevolmente raggiungere il lago d’Iseo e quindi tornare a casa senza ulteriori difficoltà. Il giro completo è lungo, sono più di 180km, distanza che in generale non mi spaventa anche se c’è da considerare la scalata di due passi montani, uno a 1300 e l’altro a 1800 metri sul livello del mare. L’ultima incognita rimane la mia forma fisica, che ha avuto alterne fortune nei mesi recenti, soprattutto dopo il faticoso e incompiuto viaggio verso il Baltico; in effetti le ultimissime uscite mi avevano confortato ma non si sa mai. Comunque la decisione è presa: domani sveglia alle 6, si parte alla conquista del precipizio della Presolana e di tutto quello che c’è dopo.

Parete di roccia

Riesco a partire verso le 8, il cielo è limpido e di un bell’azzurro che promette una giornata senza afa, come in effetti sarà. Mi avvio tranquillamente, attraverso la città e mi dirigo inizialmente verso Clusone, la base di partenza per la salita alla Presolana, lungo la statale della val Seriana con il suo vento teso e costante che spira sempre (o almeno io l’ho sempre trovato) da valle verso monte, rendendo molto agevole la leggera salita e molto fastidiosa la discesa. Percorro questi 40km che ormai conosco a memoria e a Clusone seguo i cartelli verso la Presolana. Da adesso in poi la strada diventa un po’ più dura ma comunque pedalabile senza soffrire più di tanto. Il tratto più duro è quello dopo Castione della Presolana; le pendenze sono intorno al 7-8% per cui le cose si fanno già più serie e così le avevo sempre ricordate. Mi sento veramente bene, affronto i tornanti in maniera regolare senza soffrire minimanente, trovo grande soddisfazione nello scoprire domato un tratto di strada che in passato mi aveva sempre messo alla frusta. Vedo da lontano l’ultimo rettilineo verso il passo, raggiungo e supero un gruppetto di gitanti in mountain bike che se la prendono molto con calma e in breve arrivo al passo. E’ il momento di affrontare l’ignoto, il precipizio, di cedere al richiamo della sirena (ma con in tasca una corda per non farmi trascinare nel gorgo), insomma è il momento di lanciarsi sui tornanti dell’altro versante. Le pendenze sono secche, e più si scende più diventano ripide. Il paesaggio è verde e grigio, alberi e rocce, in bassi i primi, in alto le seconde. Si sprofonda nella buca ed è montagna tutto intorno, a 360 gradi. Vedo i volti di chi sale, sono gli stessi volti di sofferenza che ho visto sul Gavia.

Quasi sul passo

L’altimetro segna -15%, -20%; forse esagera, ma la discesa è veramente  impressionante. Ad un certo punto vedo un cartello che indica per Boario Terme. Forse è la famosa via di fuga, ma è ancora presto e la discesa prosegue senza sosta, sempre impietosa verso chi mi viene incontro. Scendo lentamente e cautamente, mi viene il dubbio di aver letto male la mappa e quindi la via di fuga necessiterà in realtà di risalire, non conosco la zona e la prospettiva di farmi qualche kilometro di salita al 20% con 100km sulle gambe sulla via del ritorno non mi alletta per niente. Arrivo finalmente a Dezzo di Scalve, il punto più basso, e vengo rincuorato da un nuovo cartello verso Boario. La via di fuga che avevo visto sulla mappa inizia qui, l’altra è una via alternativa che sulla mappa non era chiarissima. Mangio mezzo panino che avevo portato da casa e mi appresto ad attaccare il vero obiettivo della mia spedizione. L’attacco sarà in due fasi. Da Dezzo di Scalve i primi 6km circa saranno subito di salita, tra il 6 e l’8%. Si incontrano le deviazioni per Vilminore e Vilmaggiore, fino ad avvicinarsi a Schilpario, dove la strada spiana per qualche km. A Schilpario si può fare rifornimento di acqua in una delle fontane a vasconi prima di ripartire per l’ultimo tratto di circa 7-8km che con pendenza abbastanza costante, intorno all’8%, ci porterà in cima a partire dalla località Fondi.

Sul passo

La strada si restringe e inizia una lunga sequenza di tornanti e curve alternando tratti boscosi a zone più aperte e una imponente parete rocciosa che fa da sfondo. Affronto quest’ultima salita in modo regolare, non vado veloce ma salgo senza difficoltà, mi sento benissimo e grande è il piacere della pedalata fluida e potente. Mentalmente scandisco le centinaia di metri di quota guadagnata mostrate dall’altimetro, da 1200 a 1800 sarà una progressione continua interrotta solo brevemente poco dopo l’inizio della salita per consumare la seconda metà del panino. Negli ultimi due kilometri la strada ha la roccia sulla destra e un vertiginoso precipizio sulla sinistra, i tornanti lasciano il posto a un largo curvone in cui la pendenza a tratti diminuisce. La montagna è ormai domata e non graffia più come prima. Dopo il curvone ancora qualche centinaia di metri che aprono la vista sulla zona del passo, dove si arriva ormai in piano davanti ad un piccolo ristorante. Per terra ci sono le scritte dei tifosi fatte in occasione della tappa del giro d’Italia 2008, tra cui spicca un “andate piano“. Il tempo di mangiare qualche dattero e delle noci, fare la foto di rito e giro la bicicletta. La strada per arrivare a casa è ancora lunga. La discesa sarà divertente ma da fare con estrema cautela, la strada è stretta e con poca protezione ai lati, chi sbaglia vola. A Dezzo di Scalve prendo quindi la mia “via di fuga” per Boario. La discesa è in buona pendenza e senza tornanti, i primi kilometri sono però spesi nell’attraversamento di alcune gallerie. Le prime tre sono in rapida successione, diverse centinaia di metri ciascuna (in totale credo 2km), decentemente illuminate a parte qualche breve tratto totalmente buio (poche decine di metri in un paio di punti), ma superato di slancio dato che sono in rettilineo e in discesa. Dopo un paio di km c’è un’altra lunga galleria di circa 1.5km. Un grande cartello dice “galleria non illuminata”: la cosa mi preoccupa non poco; un km e mezzo al buio è impossibile da percorrere, e tornare indietro sarebbe molto problematico (oltre a vanificare il vantaggio della via di fuga, anche se esiste un’altra alternativa che porta sempre il Valcamonica ma allungando di molti km).

Discesa verso Boario

Fortunatamente il cartello è errato (o semplicemente non aggiornato), dato che la galleria è ben illuminata anche se molto lunga. La discesa costante aiuta a percorrerla in buona velocità e tutti i tunnel si superano quindi senza grossi problemi. Dopo inizierà una discesa tra due pareti rocciose strette e molto alte da cui spesso cade una gran quantità di acqua dalla montagna, una vera e propria pioggia battente intensa e fragorosa che inviterebbe ad una doccia on the road, se non fosse che non fa per niente caldo. Arrivo in breve all’abitato di Angolo Terme e quindi Boario. Da qui in poi seguirò per Lovere su una strada ormai pianeggiante. Arrivato sul lago d’Iseo mangio il secondo panino prima dell’ultima piccola difficoltà, la salitella da Lovere a Sovere per prendere la Valcavallina, che mi porterà a Bergamo in circa 40km di leggera discesa fatta a velocità abbastanza sostenuta. Nonostante i panini ho fame e a casa mi aspetta un robusto piatto di pasta.

Un’altra giornata di quello che nel mio piccolo è “grande ciclismo” a pane e formaggio si è conclusa.

Altimetria percorso completo: Bergamo – Clusone – Presolana – Vivione – Boario – Valcavallina – Bergamo