Visualizza Jugotour 2012 in una mappa di dimensioni maggiori

mostarbridge

Vukovar, Srebrenica, Tuzla, Sarajevo, Mostar. Per chi negli anni ’90 aveva già un’età in cui si leggono i giornali e si guardano i tg questi nomi non sono nuovi. In quel periodo frequentavo l’università e per me il problema principale era “sopravvivere” agli studi di ingegneria. A qualche centinaia di km da noi c’era chi aveva il problema di arrivare vivo al giorno dopo, in senso letterale.

Le città citate all’inizio sono alcuni tra i luoghi resi noti dalle cronache delle guerre balcaniche tra il 1991 e il 1995, che segnarono la disgregazione della Jugoslavia dopo la morte le maresciallo Tito. La Slovenia fu la prima a dichiarare la propria indipendenza e fortunatamente le ostilità durarono pochi giorni. Molto peggio andò in Croazia e Bosnia, dove l’orrore della “pulizia etnica” ha marchiato quei giorni con le più terribili nefandezze accadute in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Quei fatti si sono incisi nella mia memoria e mi è stato sempre difficile comprendere come ciò che è accaduto sia potuto accadere.

Questo viaggio vorrebbe essere un tentativo, se non di capire, almeno di vedere i luoghi in cui si sono verificati e se possibile parlare con la gente che ha vissuto quei fatti in prima persona. Capita casualmente a 20 anni esatti dall’inizio della guerra in Bosnia, ma l’idea mi girava in testa da molto tempo. Il percorso inizia a Trieste, confine tra l’Italia e il mondo balcanico. Prima tappa a Rijeka (Fiume), poi un paio di giorni per raggiungere Zagabria attraversando l’entroterra croato; di seguito si punta a sud attraversando parte della “Repubblica Serba di Krajina”, un’entità non riconosciuta ufficialmente, al confine tra Croazia e Bosnia. Tappa a Banja Luka, la più grande città della Republika Srpska, una delle parti in cui fu divisa la Bosnia Erzegovina dopo la guerra (insieme alla Federazione Croato-Musulmana e al distretto di Brcko). Si attraversa quindi il nord della Bosnia per rientrare in Croazia a Slavonski Brod, poi un centinaio di km in Slavonia, la regione al confine con l’Ungheria, fino a Vukovar, dove tutto ebbe inizio il 2 Maggio 1991, in un villaggio (Borovo Selo) a pochi km dalla città. Da Vukovar si costeggia il Danubio per poi entrare in Serbia e arrivare a Belgrado.

Qui finisce la prima parte del viaggio che secondo i programmi sarà affrontato insieme a Bikermary. Da Belgrado sarò solo, percorrendo le strade che mi porteranno a Srebrenica, forse il luogo-simbolo (almeno per me) della guerra in Bosnia, poi Tuzla, Sarajevo e Mostar, anche questi luoghi altrettanto simbolici. Da Mostar la strada si avvia infine verso il mare Adriatico fino a Dubrovnik, oggi delizioso borgo turistico che non fu risparmiato dai bombardamenti.
A questo punto, se dovessi essere stanco di viaggiare potrò prendere il traghetto e  tornare in Italia sbarcando a Bari. Spero però di proseguire ancora qualche giorno  lungo la riviera Croata, poi in Montenegro attorno alla baia di Kotor, per rientrare  nell’entroterra fino alla capitale Podgorica e da lì sconfinare in Albania per gli  ultimi due giorni di viaggio passando per Scutari, Tirana, Durazzo e infine Valona, da  dove è possibile prendere il traghetto per tornare in Italia (a Brindisi).
Quest’ultima parte del percorso vuole essere un “lieto fine” in un Paese che, pur con  tutti i problemi che sappiamo avere, ha ai miei occhi (anche se non so di preciso perchè) un carattere allegro che spero di trovare su quelle strade.

I dettagli del percorso sono visibili qui.

Non so bene cosa mi aspetto da questo viaggio ma qualcosa mi dice che devo andare.