5 – 6/7: Greve in Chianti – Acquapendente, 135km


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via Cassia

via Cassia

Ripartiamo da Greve in Chianti rigenerati. Ci aspettano due colline prima di Siena, quelle che non abbiamo superato ieri, e poi vorremmo recuperare un po’ il ritardo. Lungo la strada ci sono tanti posti per dormire, agriturismi e pensioni, molti di più di quanti ne avessi trovati su internet (“quanti letti!” è il commento di Bikermary riferendosi ai relativi cartelli disseminati per strada). Il primo scollinamento è a Panzano mentre il secondo è a Castellina in Chianti.  Dopo la mezza giornata di riposo le salite si rivelano meno dure di quanto apparissero il giorno prima. Il paesaggio è da cartolina e piano piano arriviamo a Siena, che però non attraversiamo. Seguiamo le indicazioni per proseguire senza passare dal centro storico, per recuperare un po’ di tempo. Ci immettiamo quindi sulla SR2 Cassia, previa sosta per acquisto frutta presso quello che sarà il primo fruttivendolo di una lunga serie nei giorni seguenti.

quanti letti

Quanti letti !!

Se il paesaggio fino a Siena era stato bello, la via Cassia raggiunge vette di poesia. E’ il classico paesaggio delle Crete Senesi visto tante volte in  cartolina, che dal vivo è incredibile. Mi rendo conto a posteriori di aver fatto poche foto (quel giorno ma anche i giorni successivi) perchè diversamente avrei dovuto fermarmi continuamente a fotografare qualsiasi cosa, ma sarebbe stato come interrompere ogni momento il film che scorre davanti agli occhi mentre la bici veleggia sui mille saliscendi più o meno dolci che scorrono sotto le ruote. Già dai primi km il traffico è tranquillo. La tappa si prospetta comunque non facile, soprattutto se vogliamo recuperare il ritardo. Ci sono un paio di brevi salite, prima verso Torrenieri e poi a San Quirico d’Orcia; successivamente il lungo tratto in leggera salita che porta alla deviazione per Radicofani e la galleria “Le Chiavi“, che era stata tanto oggetto di dubbi e perplessità durante la preparazione del viaggio (1km stretta e apparentemente non ben illuminata, almeno stando alle foto di Google StreetView).

via Cassia

via Cassia

La galleria in realtà è molto più semplice del previsto perchè nella nostra direzione è tutta in discesa e si percorre di volata senza problemi. Suparata la galleria l’ultimo sforzo (non trascurabile) che ci attende è la salita di Acquapendente, dove troviamo un albergo e poggiamo le nostre stanche membra su un materasso. Abbiamo parzialmente recuperato il ritardo e siamo ottimisti sulla possibilità di arrivare a Roma il giorno dopo, come previsto. Dal punto di vista paesaggistico questa è stata fino ad oggi la tappa più spettacolare.

6 – 7/7 – Acquapendente – Roma, 159km


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Bolsena

Bolsena

Da Acquapendente ci dirigiamo verso il lago di Bolsena che si trova ad una decina di km. Il traffico è sempre molto tranquillo, attraversiamo il centro abitato di Bolsena e proseguiamo in riva al lago, che però non si vede quasi mai dalla strada. Dopo qualche km inizia la salita di Montefiascone, l’ennesima salitella di questo viaggio disseminato di piccole asperità (alla fine saranno 12000m di dislivello). Dopo Montefiascone la discesa è molto veloce e la strada un po’ dissestata provoca tantissime vibrazioni alla bicicletta. Un buon banco di prova per la sistemazione del bagaglio che quest’anno aveva una piccola modifica sperimentale che si è rivelata perfettamente adeguata, che però mi costa la lucetta posteriore che perderò mentre ero a 40km/h in discesa. La sento volare via rumoreggiando e disperdendosi malinconicamente nel nulla dietro di me (non mi fermerò a cercarla).

Ancora via Cassia

Ancora via Cassia

Arriviamo a Viterbo, di cui possiamo ammirare le possenti mura di cinta medioevali. Qui lasciamo temporaneamente la Cassia facendo una deviazione per Tobia e Tre Croci, lungo una stradina secondaria estremamente piacevole, immersa tra vigneti e noccioleti nel cuore della Tuscia Viterbese. La deviazione è bella ma un po’ dura a causa dei continui saliscendi dalle discrete pendenze che non erano evidenti nelle altimetrie (credevo fosse un po’ più facile). A Cura ci fermiamo a mangiare un panino al bar, accompagnato da un bell’ananas fresco omaggio del barista. Torniamo sulla Cassia per qualche km per poi deviare di nuovo su una strada minore, la 493 per Vejano, in direzione del lago di Bracciano. A Bracciano dobbiamo decidere se fermarci o proseguire verso Roma. Questa seconda opzione è lunga, soprattutto se dovessimo decidere di fare il giro lungo del lago in senso orario (Bracciano Trevignano Anguillara) invece del ramo breve in senso antiorario dirigendoci direttamente verso Anguillara.
Io sto bene, Bikermary ha ancora una piccola indisposizione un po’ fastidiosa però tiene duro e si decide per fare il giro del lago in senso orario lungo la strada SP4a Circumlacuale, strada incantevole e vicinissima allo specchio d’acqua. E’ già tardo pomeriggio per cui non fa neanche caldo, la strada è spesso all’ombra e si viaggia veramente bene. Ad Anguillara torniamo a puntare a sud-est verso Roma. Ad Osteria Nuova ci si immette sulla strada Braccianese e a La Storta si torna sulla Cassia, iniziando l’interminabile discesa verso il centro della capitale, dove arriveremo all’imbrunire dopo una galoppata di quasi 160km e trovando, dopo vari tentativi, un hotel vicino a Piazza di Spagna (chissenefrega quanto costa, ma sempre meno di certi hotel imperiali visti per le vie del centro).
Dopo una cena in tarda serata (rischiando di non mangiare, pensavamo che a Roma i ristoranti rimanessero aperti fino a più tardi), andiamo a dormire. Il giorno dopo è dedicato al riposo passeggiando tutto il giorno per il centro storico della capitale (cosa che tanto riposante non sarà), attraverso i luogi celebri della Roma monumentale che sentivo sempre nominare dai miei genitori quando ero piccolo e freschi erano i ricordi del periodo in cui avevamo vissuto nella capitale: piazza di Spagna, piazza Navona, i Fori Imperiali, il Colosseo, il Quirinale, il Vittoriano e mille altri che non siamo riusciti a vedere, nel più classico dei tour turistici nella città eterna che non ricordavo così bella e piena di meraviglie ad ogni angolo. Roma è veramente la città più bella del mondo!! La serata sarà allietata da un microraduno di cicloviaggiatori con ad alcuni “colleghi” romani contattati tramite il forum e conosciuti ai raduni dell’AIIC.

7 – 9/7: Roma – Terracina, 146km


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Pini di Roma

Pini di Roma

Ripartiamo con Massimo, uno dei cicloviaggiatori della sera prima, il quale si è offerto di accompagnarci prima fino alla stazione Ostiense, da cui Bikermary ripartirà per tornare a casa (il suo viaggio finisce qui come previsto), per poi proseguire e farmi da guida fino al Grande Raccordo Anulare, da dove inizia la seconda parte in solitaria del mio viaggio, in corrispondenza dell’inizio della via di Trigoria. Per uscire dalla città attraversiamo il centro storico passando per via dei Fori Imperiali, poi un tratto di via Cristoforo Colombo (con vista a distanza del celebre Palazzo della Civiltà del Lavoro all’EUR, noto anche come “Colosseo Quadrato“) e infine la Laurentina. E’ domenica mattina per cui il traffico è accettabile (anche se attraversare la città non è facile a causa degli automobilisti che spuntano da tutti i lati e per il fondo stradale sconnesso e spesso fatto di pavè o lastroni di pietra). Oltre il raccordo sono ormai fuori città e la strada è tranquilla. Mi congedo da Massimo e proseguo nella campagna romana, passo per Trigoria e finalmente giungo sul litorale in corrispondenza della tenuta di Capocotta, dopo un breve tratto di stradina alberata che punta diretta al mare.
Qui inizia il mio viaggio sul mar Tirreno, che seguirò fino all’ultimo km, a parte brevi tratti qua e là. Il litorale inizia a Tor Vajanica in direzione Anzio e Nettuno. Fa caldo e c’è molto vento contrario che mi fa andare piano. La strada è piatta ma vado lentamente, anche se forse il vento è una fortuna perchè rinfresca un po’. A Nettuno seguo la strada verso Acciarella che costeggia il poligono militare. La segnaletica è carente e per capire come orientarsi bisogna chiedere a qualcuno che passa perchè non sempre è chiaro dove andare (naturalmente non passa mai nessuno). Nella zona di Acciarella la strada principale sembra essere quella che porta verso Latina/Borgo Piave, mentre in realtà per proseguire sul litorale Pontino bisogna deviare verso destra. Me ne accorgo dopo qualche centinaio di metri solo perchè improvvisamente il conteggio kilometrico dei cartelli cambia completamente e la cosa non quadra. Da ora in poi l’orientamento sarà spesso un po’ complicato a causa della segnaletica imprecisa o a volte mancante (o almeno così mi sembra, sarà la solita storia delle frecce che servono a chi già conosce i posti…). Il litorale è molto bello e costeggiato dai classici “pini di Roma” celebrati da Ottorino Respighi. Si giunge a Torre di Fogliano in corrispondenza della foce di un canale, il “Collettore Acque Medie” (così dice la mappa). La strada lascia temporaneamente il litorale e si inoltra all’interno per circa 1.5km seguendo il canale. Al termine di questo tratto di strada c’è un ponticello che porta su una stradina parallela che tornerebbe di nuovo al litorale, dall’altro lato del corso d’acqa. Peccato però che una volta giunti in corrispondenza del punto di partenza (ma dall’altro lato del canale), invece di proseguire sul litorale la strada si interrompa nel nulla: dopo un centinaio di metri l’asfalto si insabbia e muore davanti a un basso muretto. Dopo il muretto si vede un sentiero che probabilmente si congiungerà con il litorale – c’è anche un tizio in bici che scavalca il muretto e riprende a pedalare sullo sterrato sabbioso, ma per la mia bici carica con le ruote da corsa emularlo è impossibile. In quel momento la mente ritorna ad un analogo episodio in Polonia nel 2006, quando le mie ruote si insabbiarono penosamente in mezzo al nulla lungo una strada in riva alla Vistola. Come quella volta torno sui miei passi fino al ponticello e proseguo verso Borgo Grappa per prendere la strada parallela al litorale che porta a Sabaudia e S.Felice Circeo. La scelta si rivela azzeccata, la strada è alberata e ombrosa, del tutto pianeggiante e scorrevole. Altra sosta panino e ultimi km. Al termine della strada un bivio propone Torre Paola o S.Felice Circeo; è questa la direzione giusta e riprendo il mare fino a Porto Badino e Terracina, dove arrivo intorno alle 19. Pensavo di fermarmi nella ridente cittadina laziale ma evidentemente tutto il mondo aveva avuto la stessa idea: chiedo al primo albergo, tutto pieno. Il secondo idem, il terzo anche. Al decimo tiro fuori la lista che avevo preparato a casa e chiedo di fare un giro di telefonate per evitare di girare a vuoto. E’ uno dei primi fine settimana d’estate e probabilmente questa è il motivo di tale icredibile affollamento (mai successa una cosa del genere in anni e anni di viaggi), ma dopo che le telefonate si rivelano infruttuose comincio a preoccuparmi seriamente per il mio pernottamento. Non è ancora tardi ma non ho più tante ore di luce davanti. Proseguo uscendo dal centro abitato in direzione Sperlonga, la strada costeggia il mare da vicino e incontro alcuni campeggi. Solo al quinto tentativo troverò una “casetta mobile”, ovvero una specie di grande cuccia per cani (in realtà comoda e confortevola) che mi salva la nottata. A parte la disavventura mi sento molto bene e il viaggio procede in modo perfetto. A cena spaghetti alle vongole e calamari ripieni che ripagano il patema d’animo della ricerca di alloggio.

8 – 10/7: Terracina – Napoli, 120km


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Ponte sul Garigliano

Ponte sul Garigliano

Proseguo per Sperlonga lungo la costa. Dopo Sperlonga c’è qualche asperità dovuta al litorale roccioso; i saliscendi sono relativamente semplici e raggiungo così Gaeta, Formia e Scauri. Mi avvio quindi nella patria della mozzarella di bufala: le indicazioni di caseifici e rivendite di mozzarelle sono dappertutto; in questo viaggio forse si dorme per strada ma di sicuro non si muore di fame. La strada è la 7 Appia dir. e poi dopo Scauri la 7 Quater. Ci sono diverse vie Appia n.7, devo prendere quella più vicina al mare. L’Appia è uno stradone molto largo ma il traffico è modesto e si viaggia senza problemi. Si costeggia la pineta di Sessa Aurunca e la zona di Baia Domizia. A Mondragone mi accoglie un paesone animatissimo e un tripudio di insegne di rivendite di mozzarelle di bufala (ovviamente), caseifici (neanche a dirlo), alimentari (come minimo), giocattoli casalinghi cartolerie e vari generi di commercio.

via Domiziana

via Domiziana

Dopo Mondragone il traffico diminuisce notevolmente e si punta verso Castel Volturno, una sorta di squallido far west desolato e desolante, tranne per l’improvvisa apparizione di un piccolo paradiso naturale alla foce del fiume Volturno. Castel Volturno è lungo, semideserto e bruciato dal sole; la vecchia strada (alternativa ad una sorta di “tangenziale”) lo attraversa in tutta la sua lunghezza (attenzione a non seguire le indicazioni dirette per Napoli che portano su una superstrada, l’Appia 7 “e basta”). Alla periferia sud del paese ci sono molti alberghi e ci si avvicina al lago Patria. Siamo nella vicinanze di Napoli, nella zona del promontorio di Bacoli, dove avevo previsto di transitare. Le indicazioni sono come al solito oscure per cui non mi resta che seguire la strada principale Domiziana che mi porta direttamente a Napoli: forse ad un bivio senza frecce avrei dovuto seguire a destra, ma non lo sapremo mai. Seguendo la Domiziana si attraversa Pozzuoli sulle colline dei Campi Flegrei.

Lago d'Averno

Lago d’Averno

La salita è tutto sommato semplice e pur essendo già al km 100 procedo senza difficoltà. Mi fermo ad una freschissima fontanella dove incontro una coppia in Vespa che mi chiede da dove arrivo e si prodiga nel consigliarmi alcuni posti dove dormire, tra cui immancabilmente un hotel gestito “da mio cognato“. Siamo al sud e un cognato che fa qualcosa che può essere utile si trova sempre. Finalmente la salita finisce e la strada scende velocemente a Napoli nella zona di Mergellina. Il cartello “Napoli” è letteralmente circondato da una vasta isola di “munnezza” che mi rifiuto di fotografare per protesta. Il traffico è scarsissimo e la mia giornata si conclude subito dopo un tunnel che sbuca a Piazza Sannazzaro, in corrispondenza dell’inizio di via Caracciolo, il lungomare di Napoli. Il classico panorama del golfo con il Vesuvio si apre davanti a me. Trovo un Bed & Breakfast nelle immediate vicinanze della piazza e dopo qualche ora sono già seduto a tavola per affrontare la pizza salsiccia e friarielli da “Pasqualino“.