9 – 11/7: Napoli – Minori, 109km


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Vesuvio

Vesuvio

Riparto di buon mattino sperando di anticipare un po’ e raggiungere la zona della penisola sorrentina non troppo tardi per non trovare troppo caldo. Pia illusione: dopo 3-4km di lungomare (via Caracciolo) con la vista sul mare e Castel dell’Ovo, da via Marina in poi la strada diventa un calvario di pavè alternato a lastroni di pietra lavica. Procedo a 10km/h su un fondo butterato di blocchi di porfido rotti, mancanti, storti e malfidati. La sofferenza dura circa 12km fino a Torre del GrecoTorre Annunziata, condita da una festa di varia umanità a piedi, in auto, in moto, in apepiaggio e ogni altro mezzo semovente, con un traffico assurdo e lentissimo, dove qualsiasi cosa è parcheggiata a capocchia in un delirio insensato; vanno quasi più piano di me e a volte dovevo frenare e strombazzare con la mia trombetta (suonavano tutti, suonavo anche io) per farmi strada. Alla fine è stato quasi divertente. La strada è a volte molto stretta in mezzo a due file di case ininterrotte nella più classica delle rappresentazioni della periferia partenopea.

Capri dalla Penisola Sorrentina

A Torre Annunziata finalmente l’asfalto torna definitivamente e il traffico si fa più scorrevole. A Castellammare di Stabia inizia la penisola Sorrentina. Da VicoEquense una salitella mi porterà a Meta e poi a Sorrento, dove iniziano il cosiddetto “Nastro d’Oro” e “Nastro Azzurro“. A Sorrento mi fermo davanti ad un bar per mangiare qualcosa e incontro casualmente il Campione Italiano Randonnee 2010, cioè uno di quelli che si fa tutto il mio viaggio in quattro giorni dormendo ogni tanto dieci minuti in piedi dentro una cabina telefonica giusto per rinfrancarsi. Da Sorrento ci sono varie possibilità che permettono di tagliare il promontorio e passare direttamente sulla Costiera Amalfitana, ma il mio percorso prevede di percorrere la strada più lunga e più esterna possibile per tutta l’estensione della penisola, passando per Massa Lubrense. La scelta era stata anche fatta in funzione di un’altimetria apparentemente più graduale, che non si rivelerà affatto tale. Ci saranno numerosi su e giù anche molto impegnativi che mi metteranno a dura prova. Si arriva a circa 400m di quota con tanti strappi e pendenze “importanti”.

Minori

Minori

La salita finisce ai colli di Fontanelle, nei pressi di Positano, dove inizia la strada della costiera amalfitana che si rivela invece molto più facile della parte sorrentina (mentre dalle altimetrie sembrava il contrario). A S.Agata sui due golfi, in cima al promontorio, bisogna fare attenzione a non prendere per sbaglio la strada per Sorrento e ricominciare tutto da capo!

Ci sono ancora tanti su e giù ma sono facili e procedo godendomi il paesaggio senza troppo sforzo. La suddivisione in tappe precedentemente pianificata (anche se non stringente) prevedeva di fermarsi a Positano ma mi sento molto bene e decido di proseguire superando Praiano e Amalfi, fermandomi a Minori presso un albergo a gestione familiare con annesso gruppone di pensionati in gita, ristorante incorporato ed ennesima cena “da ciclista”: mi domando come faranno i pensionati in gita a smaltire la mia stessa cena, mangiando le stesse cose che mangio io dopo 120km in bici. Ogni giorno si mangia bene e tanto, per cui comincio a dubitare che avrò perso il soliti 2-3kg che normalmente lascio per strada ad ogni viaggio. Siamo a 20km da Salerno e per domani il menu prevede il Cilento.

10 – 12/7: Minori – Casalvelino, 112km


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Capo d'Orso

Capo d’Orso

Da Minori mi resta l’ultimo tratto di Costiera Amalfitana: si attraversano Maiori, Cetara e si raggiunge Vietri sul Mare. C’è ancora qualche saliscendi da affrontare ma è abbastanza facile. L’unica asperità più impegnativa è Capo d’Orso, tra Minori e Cetara, cioè subito dopo colazione, poi è tutto un su e giù facile fino a Vietri sul Mare. Da Vietri si raggiunge subito Salerno, dove inizia la famigerata autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria; dovrò percorrere un pezzetto di una svincolo, un viadotto basso che porta dalla città all’autostrada e al contrario va percorso per andare dalla statale alla città, incolonnandomi dietro i TIR che si dirigono in autostrada (e non sanno cosa li attende; o forse lo sanno e sono rassegnati). A quel punto inizia la piana di Salerno, percorrendo un lungo rettilineo parallelo al mare di circa 30km nei pressi di Battipaglia, che permette di tenere una buona velocità di crociera e aumentare la media giornaliera. C’è ancora qualche mozzarella da assaggiare, qualche oliva verde e qualche pomodoro secco sott’olio, che saranno un buon carburante per il prosieguo del viaggio. Da segnalare l’entusiasmo per il mio viaggio da parte di una giovane signora che gestisce un negozio di alimentari dove mi ero fermato per un panino imbottito di meraviglie. Mi trovo già nei pressi di Paestum e lungo la strada è possibile ammirare delle antiche mura molto suggestive. C’è quindi Agropoli che si rivela una simpatica sorpresa; ne avevo sempre sentito parlare ma non sapevo di cosa si trattasse esattamente; trattasi di una bella località con un promontorio appoggiato sul mare azzurrissimo. Da Agropoli esiste una superstrada che porta a Sapri, ma è sufficiente proseguire entrando in paese per trovarsi sulla strada giusta da percorrere in bicicletta. Da quel punto in poi c’è un tratto di strada che si riporta all’interno del monte Tresino fino a S.Maria di Castellabate. La strada è facile, da S.Maria di C/te si raggiunge S.Marco e si ritorna brevemente all’interno procedendo verso Ogliastro Marina e Montecorice.

SS18

SS18

Dalla deviazione per Ogliastro M. a Montecorice inizia una salitella che diventa più impegnativa da Montecorice verso Agnone, e quindi Agnone, Acciaroli e Casalvelino. E’ un tratto tutto sul mare, non facilissimo soprattutto se fatto nel caldo del primo pomeriggio, però è veramente bello ed è il primo assaggio di Cilento. Decido di fermarmi a Marina di Casal Velino, qualche km prima di Ascea Marina. Fino ad Ascea la strada è pianeggiante ma poi inizia una salita e preferisco lasciarla per il giorno dopo con un po’ di km di riscaldamento prima. Non posso dire di essere stanco, però fa molto caldo e c’è casualmente un bell’hotel con piscina proprio davanti a me: vuoi lasciarlo lì ? Mancano circa 400km all’arrivo.

11 – 13/7: Casal Velino – Praia a Mare, 108km


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Discesa da S.Giovanni a Piro

Discesa da S.Giovanni a Piro

La mattina subito dopo colazione mi tocca di nuovo una bella salita. Prima di Marina di Ascea si arriva a circa 200m di quota in circa 2km partendo dal mare. Me li faccio piano piano, tranquillo, arrivo sempre in cima sudando come una fontana ma ci arrivo senza problemi. Si ridiscende verso Ascea ma non è finita qui: dopo 3-4km di discesa si ricomincia a salire verso la zona di Pisciotta, dove si va un po’ su e un po’ giù, sempre in quota sui 150m. A causa di una strada interrotta per lavori, invece di passare per il centro di Pisciotta devo scendere su una stradina di campagna che si butta a precipizio verso il mare; per fortuna ad un certo punto la stradina torna sulla via principale ma più volte ho temuto di dover risalire inerpicandomi su qualche altra stradina ripidissima, cosa assolutamente impossibile. Dopo questa digressione non è ancora finita. Lungo una veloce discesa che apre la vista sulla zona circostante vedo con la coda dell’occhio una striscia di asfalto nero che si impenna improvvisamente. Vado veloce e non ho tempo di approfondire il problema; cerco di convincermi che ho visto male, che sarà una strada laterale, un effetto ottico, una grossa riga per terra fatta con la vernice. Dopo qualche curva la strada inizia a risalire e alcune centinaia di metri più in la è un po’ dissestata e transennata a causa di una frana, ma si passa. Subito dopo vedo chiaramente quello che il mio occhio avevo fugacemente catturato qualche minuto prima: un muro al 20%, assolutamente impossibile da affrontare in sella. Devo mettere il piede a terra e spingere la bici, e anche così non sarà facile. La bicicletta è pesante e la rampa cattiva. Spingere la bicicletta a piedi con le scarpe con le tacchette è impresa ardua; fortunatamente sono solo poche decine di metri e si riprende normalmente, ma spingere il carretto pieno dei miei stracci sporchi è stato uno sforzo violento. Finalmente si scende verso Palinuro; la vista si apre sulla bella baia con il promontorio e si continua sulla strada per Marina di Camerota. La strada ha delle imponenti pareti rocciose sulla sinistra, si passa anche in un breve tunnel scavato in un pizzo di roccia triangolare sopra la strada. A Marina di Camerota inizia lo spettacolino della giornata. Immaginavo di dover salire a circa 150m rispetto al mare e restare poi in costa sempre alla stessa quota fino a S. Giovanni a Piro e Scario, magari con qualche su e giù ma senza ulteriore ascesa. In realtà da Marina di Camerota si sale verso Lentiscosa e quindi S. Giovanni, ma è una salita costante e ininterrotta fino a oltre 450m di altitudine (le mie altimetrie erano sbagliate). La salita non è difficile, in linea di massima sul 5-6% con qualche breve strappetto più duro, però si viaggia letteralmente nel nulla, un ambiente selvaggio dove non c’è niente a parte la strada e la verdissima campagna circostante (questo è lo spettacolo). Non passa nessuno, avrò pedalato da solo per un paio d’ore in una natura accesissima e rigogliosissima. Una cosa meravigliosa e anche un po’ inquietante perchè non si capisce dove finisce la salita, non c’è nessuno in giro e si perdono i riferimenti nel silenzio più assoluto rotto solo dal mio respiro leggero e dal fruscio delle ruote e del vento.

SS18

SS18

A S. Giovanni si plana velocemente verso Scario con una bellissima discesa dove la vista si apre su un’imponente montagna che sovrasta tutta la zona, quindi si prosegue verso Policastro e Sapri, dove ricominciano i su e giù fino a Praia a Mare. Non c’è tregua per una ventina di km, la strada è “vallonata“, come disse il giovane ciclista da corsa incontrato sul posto che si era offerto di accompagnarmi fino a Praia dato che per lui era giorno di “sgambata“, ma dopo 5km è sparito, evidentemente annoiato dal ritmo lento della mia bici da corsa in versione scecco da soma. Si va sempre su e giù con pendenze sul 5-6%, su una strada semplicemente fenomenale. La statale 18 in questo tratto è uno spettacolo a cielo aperto fatto di mare, cielo, rocce, verde, salite e discese. Strada strett e traffico inesistente. Si attraversano brevi gallerie e a Maratea si può proseguire verso il porto senza inerpicarsi sul paese. A Praia a Mare mi fermo, mancano 300km e ci siamo quasi.

12 – 14/7: Praia a mare – Lamezia Terme, 140km


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Isola di Dino

Isola di Dino

Si riparte verso Scalea e mi aspetta l’ennesima salita fatta con la pancia piena (forse sarebbe meglio fare un ultimo sforzo il giorno prima). Percorro il lungomare di fronte all’ isola di Dino e arrivo al termine della strada. Dopo una grande rotonda seguo le indicazioni per Scalea e la strada si impenna improvvisamente durissima sotto le mie ruote per un paio di km, raggiungendo la statale 18 in prossimità di S.Nicola Arcella (esiste un’altra strada a tornanti, forse è più semplice ma non lo saprò mai). Qui iniziano dei bei viadotti stile autostrada, dove un po’ si sale, un po’ si scende, si risale, si riscende, in un ennesimo “vallonato” che comincia a stancare soprattutto la mente. C’è vento e finalmente arrivo a Scalea e da lì in poi la strada è più pianeggiante. Si cominciano ad attraversare i paesi visti dal treno che prendevo per andare da Torino a Messina: Diamante, Belvedere Marittimo, Sangineto, Cetraro. Quando ero sul treno a questo punto mancavano un paio d’ore; adesso mancano un paio di giorni, in una dilatazione spazio-temporale che mi fa sentire contemporaneamente ancora lontano ma ormai vicinissimo alla meta. Dopo Acquappesa ci sono alcune gallerie: uscendo dalla statale a Guardia Piemontese marittima se ne fa una sola breve e le altre si evitano. A Paola pensavo di fare il furbo evitando il grande curvone della statale che porta il traffico fuori dal centro cittadino. Sulla mappa c’è chiaramente indicata una strada che segue il mare ed entra nel centro abitato, e poi un’altra che ne esce e porta verso S.Lucido, evitando così circa 150m di dislivello. In realtà dopo la sosta per mangiare un paio di arancini, olivette e altre prelibate sostanze, riparto e per tornare sulla statale la strada si impenna di nuovo durissima per circa 2km, per poi passare attraverso varie frazioni nel nulla più assoluto, senza capire quando sarei tornato sulla strada maestra che a volte si vede a distanza ma non ci si arriva mai. Il tutto, ovviamente, sempre con la pancia piena. Ritrovo la via maestra nella zona di S.Lucido. Da lì in poi sarà un lunghissimo rettilineo; per fortuna c’è un vento un po’ a favore e proseguo spedito lungo questo stradone assolato e immerso in un caldo un po’ afoso. Gli ultimi km sono più piacevoli in quanto si torna sul mare mentre prima la strada procedeva leggermente distante dal litorale e non c’era granchè da vedere. Nei pressi di Amantea trovo l’unica fontana da moltissimi km a questa parte, che aiuta a finire il lavoro della giornata. Si raggiungono quindi Falerna, Gizzeria Lido e infine Lamezia aeroporto, scandendo ancora i nomi delle stazioni del treno Torino-Messina. A Lamezia decido di fermarmi, 140km per oggi possono bastare. Lamezia Terme appare sulle mappe come un luogo indefinito che non ha un centro abitato (uno c’è ma si chiama Nicastro). Mi dicono di seguire le indicazioni verso la stazione ferroviaria andando “in paese“, un generico “paese” non ben identificato, che trovo dopo aver roteato un paio di volte lungo lo svincolone dell’aeroporto e aver quasi imboccato la superstrada per Catanzaro a causa della mancanza di cartelli indicatori della suddetta stazione. Dopo aver fatto inversione a U in un tratto con doppia striscia continua e automobilisti che inveivano contro di me in calabrese estremo, magicamente nel verso opposto i cartelli appaiono e riesco a raggiungere la stazione di Lamezia Terme Centrale, uno dei punti cardine del pellegrinaggio sull’EXP 1941 “Treno del Sole” da Torino Porta Nuova. Qui mi fermo perchè di fronte alla stazione c’è il Grand Hotel Lamezia Terme. 4 stelle a meno di 80 euro con ristorante incorporato: è mio. Per domani due possibilità: tappone di 180km, che a 20 all’ora in 10 ore si fa in scioltezza (come direbbe il Campione Italiano Randonnee) oppure, più realisticamente, due tappe brevi in tranquillità. Comunque ormai è quasi fatta ed è andato tutto oltre le migliori aspettative.